Pubblicato da: giovannimapelli | marzo 4, 2014

DICHIARAZIONE PUBBLICA CIRCA ANIELLO D’ANGELO e LE SUE “ORDINAZIONI SACERDOTALI”

                             DICHIARAZIONE PUBBLICA della NOSTRA CHIESA DIOCESANA

 

La nostra Diocesi interrogata da varie parti circa la posizione ecclesiale di Padre Aniello D’ANGELO, è in dovere di precisare quanto segue:

Aniello D’ANGELO era Diacono permanente e sposato, della Diocesi cattolica di Vallo della Lucania ( Salerno ) e fu accolto nella nostra Chiesa, e nell’agosto 2011, dopo che era separato dalla moglie da vari anni con atto civile, fu accettato come candidato al presbiterato.

Ricevuto l’ordine presbiterale dopo poco tempo, nonostante avesse iniziato una piccola Comunità di fedeli a Palinuro ( Salerno ) ha iniziato a manifestare dissensi in merito a varie questioni interne alla Chiesa a più riprese e a livello diocesano, e ha dimostrato modesta propensione all’obbedienza in senso generale e poca armonia con i confratelli: richiamato dal Vescovo non ha dimostrato la sintonia con i superiori per le scelte operate, e in piena libertà di coscienza ha deciso di dimettersi dalla Chiesa stessa.

Non avendo un Vescovo con credenziali autentiche che potesse incardinarlo il nostro Arcivescovo, secondo quanto è prescritto dai Santi Canoni Apostolici lo ha “restituito allo stato laicale”, dal giorno 25 Aprile 2012,  poichè è fatto divieto a qualunque Ordinario diocesano di mantenere un presbitero o diacono nell’Ordine proprio in stato di “chierico vagante”, cioè senza un Vescovo.

L’ecclesiologia apostolica dei Santi Concili stabilisce queste norme inderogabili.

Successivamente Aniello D’ANGELO ha deciso di istituire una sua Chiesa: denominata “Chiesa degli Ultimi”  ( con altre figure di presbiteri fuoriusciti da altre denominazioni non ben delineate sotto il profilo istituzionale ).

Oggi ci giungono insistenti voci da varie parti che dicono che Egli ha iniziato ad “ordinare nel sacerdozio” altri giovani ragazzi e uomini conosciuti nella Regione Campania e in altre regioni, adducendo che è stato ordinato “presbitero -vescovo” dal Primate mons. Giovanni Climaco Mapelli, Arcivescovo della Chiesa Cristiana Antica Cattolica e Apostolica: a tal proposito con grande sofferenza e sconcerto va ricordato che Aniello D’ANGELO non è  mai stato ordinato “vescovo” , e che lo stato presbiterale ricevuto, per questa nostra Chiesa, si ritiene, a norma dei Sacri Canoni e in considerazione delle circostanze sopravvenute, deposto in modo definito.

L’interpretazione di un passo della I Lettera di San Paolo a Timoteo in cui, secondo alcuni, l’Apostolo legittima le ordinazioni di presbiteri da parte di altri presbiteri è, in ragione di un’esegesi ed ermeneutica corretta, estranea alla tradizione autentica della Chiesa Indivisa  come pervenutaci fino all’anno 1054, che ha segnato la divisione tra le Chiese di Oriente e di Occidente ( Chiesa Ortodossa e Chiesa Cattolica ): dottrina che è stata mantenuta inalterata sia nell’ortodossia che nel cattolicesimo ed in parte nell’ anglicanesimo, nonostante le divergenze su altre materie.

Vi sono correnti protestantiche e spiritualiste o congregazionaliste che ritengono valido un ministero pastorale simil presbiterale o diaconale con il mandato della Comunità e con l’orazione e imposizione delle mani di alcuni membri deputati al ministero stesso, senza considerazione per la questione dirimente della “successione apostolica” e secondo una visione “sacramentale” che differisce dal contesto originale: tale posizione, mutuata da una sorta di ecclesiologia ibrida, più vicina al mondo protestante delle Chiese cosiddette “libere”, non appartiene a quel “depositum fidei” cui la nostra Chiesa di matrice e tradizione “antico cattolica” fa riferimento fondamentale.

Rispettando la sua scelta di far vivere una Chiesa diversa, sotto l’ispirazione dello Spirito, e che non si riconduce alla “tradizione della successione apostolica” e alla “dottrina dei sacramenti” in senso cattolico e ortodosso, va rimarcato come non è corretto da parte sua e di altri suoi adepti far riferimento oggi alla figura del nostro Arcivescovo mons. Giovanni Climaco Mapelli, come Vescovo e come ordinante, poichè Egli è estraneo a tutta questa vicenda e  non ha desiderio alcuno di legittimare una realtà che esula in modo sostanziale dall’alveo dello stesso mandato apostolico.

             Pertanto le “ordinazioni ” del Signor Aniello D’ANGELO non hanno validità alcuna, sotto il profilo sacramentale, come inteso da questa Chiesa Diocesana e secondo la dottrina apostolica insegnataci dai Santi Padri e la prassi ecclesiale stessa mantenuta nei secoli.

Sarà nostro diritto adire le vie, anche legali, ritenute necessarie onde tutelare la veridicità delle affermazioni che chiamano in causa surrettiziamente la nostra Chiesa stessa e il suo Primate.

mons.   + Giovanni Climaco MAPELLI

Arcivescovo Primate

mons. + Mario Metodio CIRIGLIANO

Vescovo Ausiliare

Milano, il 4 di Marzo 2014

dalla Sede della nostra Chiesa

    


Risposte

  1. Penso ci sia sembre molta confusione in questo campo: se ci si presenta in un certo modo, occorre poi seguire determinate regole. Dal mio punto di vista non ha più senso parlare di una tradizione che si ha alle spalle, se poi si seguono strade teologiche ed ecclesiologiche che nulla hanno a che fare con quella tradizione. In passato sono stato vescovo ortodosso ma, dopo le scelte compiute, sono diventato protestante e non mi sognerei mai di far riferimento alla mia precedente tradizione (alla quale pure sono affezionato e di cui ho un buon ricordo) per operare nel protestantesimo. Questa persona ha tutto il diritto di fondare la sua Chiesa cristiana, se insieme a lui altri cristiani desiderano farlo, e, dal punto di vista protestante, nessuno ha diritto di’ impedirglielo. Non mi sembra giusto però che qualcuno si presenti come investito da una tradizione che invece mette espressamente in discussione col proprio operato. Anche perché, dal mio punto di vista, non ne ha bisogno. Fondi la sua chiesa cristiana ‘riformata’, magari di rito simil-ortodosso o antico cattolico, ma si presenti per quello che è, non sotto una patina diversa, che serve solo a creare confusione e a eccitare gli animi.

  2. Il Primate Mapelli, da teologo e vescovo qual’é, ha saputo manifestare anche in questa spiacevole occasione per lui e la sua Chiesa, una dichiarazione di grande spessore pastorale, poichè ha saputo unire in questa sua lettera chiarezza e carità, doti indispensabili per chi siede su una cattedra episcopale. Mi permetta di dirle, caro Primate, che leggendo la sua lettera mi sentivo ” un pò a casa mia”, mi pareva di leggere una lettera di un vescovo appartenente alla Comunione Anglicana: Non cattiverie o invettive, ma precisazioni e chiarimenti, non offese anche se di difesa, ma trasmissione di conoscenza della storia della Chiesa verso la persona che ha usato un torto a lei e alla sua CHiesa. Lei ci ha donato a tutti con le sue parole un bell’esempio di magistero episcopale con la sua pacatezza ed equilibrio manifestato in questa triste faccenda.

    fr Riccardo

  3. Non mi sono mai permesso di dichiarare che io abbia alcun legame con la realta’ ecclesiale di mons. Mapelli e, tantomeno, di essere legato alla sua persona, nell’opera pastorale di annuncio del Vangelo.
    Nel momento in cui ho scelto di non far parte di tale realta’, ero e sono cosciente di non poter fare alcun riferimento ad alcun legame pastorale, con la citata realta’ ecclesiale.
    Nella nota di Mons. Mapelli si fa riferimento a tale ipotesi, che rigetto in modo deciso.
    Come evento storico, nessuno puo’ negare la mia ordinazione presbiterale, avvenuta in Carinola (Ce) il giorno 28 agosto 2011.
    Nella mia biografia e’ un dato inconfutabile.
    Giammai ho dichiarato di essere stato ordinato vescovo, in tale circostanza e secondo i canoni della ralta’ ecclesiale fondata da Mons Mapelli.
    Il termine vescovo, secondo la visione della Chiesa Cristiana Ecumenica Cattolica Apostolica- Chiesa Degli Ultimi- e’ radicato nella figura pastorale delle prime comunita’ cristiane, in cui tale realta’ e’ “incardinata”.
    Per quanto concerne il mio operato, non autorizzo alcuno a giudicarlo, secondo le proprie visioni canonistiche o ecclesiali particolari.
    Per diritto di cronaca, avevo gia’ ricevuto il Sacramento dell’Ordine Sacro
    (unico ed identico Sacramento, che abilita al ministero del Servizio a Gesu’ Cristo ed alla Sua Chiesa Universale) attraverso l’imposizione della mani e la preghiera di consacrazione, da parte di Mons. Giuseppe Rocco Favale, gia’ vescovo della Diocesi di Vallo Della Lucania (Sa), il giorno 20 dicembre 1997, nella chiesa cattedrale di Vallo Della Lucania (Sa).
    Per quanto concerne la vita ecclesiale della Chiesa Cristiana Ecumenica
    Cattolica Apostolica-Chiesa Degli Ultimi diffido pubblicamene alcuno a proferire giudizi o personali interpretazioni.
    In spirito di comunione cristiana.
    fr. Aniello D’Angelo presbitero (vescovo)
    fondatore della
    Chiesa Cristiana Ecumenica
    Cattolica Apostolica
    (Chiesa Degli Ultimi)
    Palinuro (Sa) 04 marzo 2014


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